Quando si usa il termine relazione forse la prima cosa che si dipinge nella nostra mente è l’aspetto sessuale o affettivo tra due persone: relazione d’amore, casuale, clandestina, travolgente, passionale, un qualcosa che il più delle volte stravolge, anche se temporaneamente, la vita, qualcosa che ti spinge a fare quello che non faresti normalmente, come guidare per mille chilometri cercando di vedere l’altro anche solo per poco tempo.
Relazione anche come luogo in cui le realtà vengono ricoperte dal velo dell’amore, e tutto quello che riguarda l’altro viene ritoccato, in modo inconsapevole, dal cuore, per cui ogni cosa che fa, in ogni modo si presenti, appare giusto e bello. La relazione anche come cambiamento: passando il tempo, quel velo inizia a strapparsi facendoci vedere una realtà diversa, anche questa però contaminata dalla delusione, dalla rabbia, dai dubbi. I chilometri che prima erano stimolo all’incontro si trasformano in fatica e si rinuncia a farli; le certezze si trasformano in riflessioni e poi, un poco alla volta, quel meraviglioso quadro inizia a perdere i colori lasciando sulla tela solo il ricordo di quello che era.
Questa visione della relazione è, probabilmente, la più romantica anche se spesso risulta essere, nella sua conclusione, la più dolorosa; ma anche se indubbiamente ha il suo fascino è, dal mio modo di vedere le cose, limitata alla sola dimensione affettiva, e questo ne riduce la sua importanza e il suo ruolo fondamentale per l’evoluzione
di molte specie sociali.
Questo scritto prova a esplorare tutte le componenti che sono presenti in una relazione, capirne la sua evoluzione e proporla non solo come campo di inizio evolutivo dei cuccioli ma anche come luogo indispensabile per recuperare derive, comportamenti sbagliati, e vere patologie sociali.

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